Questa mattina si è svolta la cerimonia di apertura dell’anno accademico del corso di laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali della sede di Matera, della Scuola di alta formazione e studio (Saf), dell’Istituto superiore centrale del restauro (Iscr) alla quale hanno preso parte:
- il Direttore dell’Iscr, Luigi Ficacci;
- il Direttore della Saf di Matera, Giorgio Sobrà;
- il sindaco di Matera, Raffello De Ruggieri;
- l’assessore alla Cultura, Giampaolo D’Andrea.
L’Istituto rappresenta da quasi ottant’anni il punto di riferimento nazionale ed internazionale per la formazione dei restauratori, compito che svolge attraverso le sue Saf di Roma e Matera.
Una formazione di eccellenza che ha visto riconosciuta la sua importanza anche attraverso l’equiparazione del titolo rilasciato ad un diploma di laurea magistrale.
Il sindaco De Ruggieri, rivolgendosi alle matricole e agli studenti della scuola, ha detto:
“Voi siete testimoni, testimoni di come si possa costruire un futuro partendo da una catastrofe.
Questa scuola nasce sulle macerie del terremoto del 1980.
Una tragedia immagine anche culturale perché ci mise di fronte alla necessità di salvaguardare e ospitare le opere d’arte provenienti da tutta la regione. In quei difficili momenti discutevamo con il soprintendente, Michele D’Elia, di dove sistemare questi manufatti.
Di lì nacque l’idea di un presidio permanente destinato a svolgere questa importante funzione che pensammo dovesse essere non di sola catalogazione ma anche di recupero e restauro.
Nacque così il laboratorio della Soprintendenza che sorge al Paip e che chiamiamo ‘Mazinga’ per le fattezze dell’edificio che, visto dall’alto, ricorda il robot.
Successivamente, ci si presentò l’opportunità di candidare Matera ad ospitare la sede decentrata dell’Istituto centrale del Restauro e proponemmo al sindaco, Nicola Buccico, che accolse subito il senso della sfida, di mettere sul piatto della candidatura della città, la disponibilità di questo splendido edificio storico per superare la concorrenza delle altre città del Sud.
Quella ipotesi prevedeva anche l’istituzione di un Centro di ricerca e di sperimentazione delle nuove tecnologie per la conservazione del patrimonio culturale del Mediterraneo.
Una struttura in grado di studiare, in particolare, gli effetti climatici sul deperimento dei paramenti murari degli edifici storici e dei beni culturali, per approntare nuove metodologie di intervento nel restauro dei manufatti.
Spero che a breve potremo celebrare anche questo successo.
In quello che è stato in passato un convento, voi studenti siete i monaci e le monache della conservazione del patrimonio culturale.
Per noi è un grande orgoglio verificare che, in una città in cui molti giovani vanno via per intraprendere i loro studi, altri studenti arrivano per cogliere l’opportunità di formazione data da questa università del restauro”.