Migliorare la situazione delle dighe presenti in Basilicata e puntare sulla realizzazione di laghetti medio piccoli per ovviare alla sempre minore disponibilità di acqua.
E’ la proposta rilanciata dalla Coldiretti di Basilicata che assieme all’Associazione nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi) ha presentato a Matera, il “Piano laghetti“, nell’ambito del convegno dal titolo “L’agricoltura quale strumento per la transizione ecologica ed energetica” organizzato presso la Camera di Commercio.
Presenti:
- il presidente di Coldiretti Basilicata, Antonio Pessolani,
- il direttore regionale, Aldo Mattia,
- il presidente nazionale dell’Anbi, Francesco Vincenzi,
- l direttore generale, Massimo Gargano,
- l’amministratore unico del Consorzio di Bonifica Basilicata, Giuseppe Musacchio,
- il presidente della terza Commissione consiliare regionale, Piergiorgio Quarto,
- l’assessore regionale alle Infrastrutture, Donatella Merra.
Il progetto è di respiro nazionale e prevede 10 mila laghetti medio-piccoli (6 mila aziendali e 4 mila consortili) i cui progetti sono in parte già definitivi e/o esecutivi, da realizzarsi entro il 2030.
Sarebbero ubicati perlopiù in zone collinari o di pianura e sarebbero multifunzionali, rispondendo a necessità irrigue, ambientali e del tempo libero oltre che, al bisogna, anche ad esigenze potabili.
Durante l’incontro il direttore regionale, Aldo Mattia, ha dichiarato:
“Ormai vediamo la quotidianità dell’assenza dell’acqua e quel pò di risorsa idrica disponibile va contenuta il più possibile, migliorando gli impianti attuali, strutturandoli e collaudandoli ma anche con dei piccoli invasi nelle proprietà private in modo da dare la possibilità agli agricoltori, in estate o nei periodi di necessità, di poter continuare a svolgere il proprio lavoro.
E’ un progetto che sembra antico, ma invece è molto attuale, addirittura innovativo”.
Il presidente di Coldiretti Basilicata, Antonio Pessolani, ha poi dichiarato:
“Il progetto è vitale, in generale l’agricoltura è oggi al centro dell’agenda nazionale ed internazionale, come pure il cibo prodotto, un’agricoltura senz’acqua, purtroppo, non riesce a soddisfare le esigenze primarie”.
Nel suo intervento il presidente dell’Anbi, Vincenzi, che proprio da Matera ha rinnovato al Governo la richiesta “dello stato di calamità e una cabina di regia, sotto il coordinamento della Protezione Civile, per monitorare i bacini idrografici” ha dichiarato che:
“La grande sfida del Piano laghetti interessa la produzione di energia rinnovabile, di cui il Paese ha bisogno di aumentare l’autosufficienza, così come per il cibo; ciò potrà avvenire in due modalità.
La più innovativa riguarda l’utilizzo di pannelli solari galleggianti, che potrebbero occupare fino al 30% della superficie acquea, senza alcuna conseguenza per l’habitat, che si verrebbe a creare, anzi riducendo la proliferazione di alghe.
Laddove possibile, invece, si potrebbero costruire due laghetti (uno “di monte” ed uno “di valle”), sfruttando il salto per la produzione di energia idroelettrica”.
Il direttore dell’Anbi, Gargano, ha invece dichiarato che:
“Le proposte sono esempio della ricerca applicata, presente nei Consorzi di bonifica ed irrigazione, autentici laboratori di innovazione ‘green’ “.
Un plauso per l’iniziativa è stato espresso dal presidente della terza commissione regionale attività produttive, Piergiorgio Quarto, perchè:
“Pone all’attenzione del governo regionale il tema della transizione energetica come opportunità da cogliere per il miglior utilizzo dei cosiddetti valori durevoli da salvaguardare(acqua, aria e terra).
L’impegno mio personale e istituzionale sarà quello di progettare e realizzare una migliore capacità di accumulo con la nascita nel territorio di laghetti imbriferi in grado di accumulare la risorsa idrica nelle zone alte del nostro territorio e la successiva distribuzione per caduta, producendo energia elettrica, nei territori a valle della nostra Basilicata”.
Le conclusioni del convegno sono state affidate all’assessore Merra che ha sottolineato come:
“Gli invasi in Basilicata ci sono e vanno messi in sicurezza, a partire da questo presupposto poi si può pensare ad un sistema di vasche per la raccolta dell’acqua che possano fungere da supporto e compensazione per la grande adduzione.
E’ tuttavia fondamentale sistemare la grande adduzione in Basilicata.”
Di seguito le foto dell’incontro: