Riceviamo e pubblichiamo una nota stilata dall’ANED, Associazione Nazionale Emodializzati – Dialisi e Trapianto – Onlus, relativa “al disinteresse della Regione Basilicata sui tanti problemi ancora irrisolti che gravano sui nefropatici, dializzati, pazienti in attesa di trapianto e trapiantati lucani:
Il trasporto dei dializzati, la carenza non più sostenibile di personale medico e infermieristico nelle nefrologie e dialisi pubbliche, la chiusura del laboratorio di tipizzazione per i trapianti dell’ospedale di Matera e le difficoltà dei pazienti lucani di essere inseriti in lista di attesa trapianti, l’applicazione del Piano Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per l’insufficienza renale, la prevenzione e diagnosi precoce delle malattie renali, la necessità di ristrutturare alcuni centri dialisi (in particolare Villa d’Agri e Rionero in Vulture).
Sono solo alcuni dei problemi che abbiamo segnalato più volte all’assessore alla sanità Fanelli e al direttore generale del dipartimento sanità regionale Bortolan, ma senza ricevere nessuna risposta da parte loro, neanche ad una richiesta di incontro urgente del 22 giugno scorso.
Eppure avevamo incontrato il dott. Bortolan sul finire dello scorso anno, all’indomani della sua nomina a direttore generale, e ci aveva manifestato l’intenzione di voler affrontare in maniera definitiva proprio la questione del trasporto delle persone in trattamento dialitico, dopo la misera vicenda vissuta dai dializzati di Matera.
Nel febbraio scorso abbiamo inviato per Pec, sia all’assessore Fanelli che al dott. Bortolan, le nostre proposte di linee guida sul trasporto dei dializzati, un documento importante con l’indicazione di alcuni principi fondamentali, che brevemente riassumiamo:
1) il trasporto dei dializzati deve essere considerato una prestazione sanitaria compresa nei LEA e parte integrante della cura;
2) i rimborsi spese viaggio devono essere riconosciuti ai pazienti che autonomamente (pochi) raggiungono il centro dialisi e a coloro che si fanno accompagnare (tanti) dai propri familiari;
3) nel caso di emodializzati in condizioni di non autosufficienza o che non sono nella possibilità di utilizzare il mezzo proprio o non hanno la disponibilità di familiari o caregiver, o nel caso di pazienti positivi al virus SARS COVID-19, le aziende sanitarie si fanno carico dell’organizzazione e dell’effettuazione del trasporto attraverso propri idonei mezzi sanitari o affidandone la gestione all’esterno;
4) Il fornitore del servizio di trasporto è tenuto a non chiedere integrazioni di costi ne alcunché al paziente trasportato.
Tali proposte sono già state adottate diversi anni fa dalle regioni Emilia Romagna e Lazio con proprie linee guida e, recentemente, approvate anche dalla regione Calabria con un proprio regolamento, nonostante sia commissariata, che ha ottenuto il parere favorevole del Ministero dell’economia e finanze, a dimostrazione della validità delle nostre idee.
Occorre ricordare che in Basilicata le due aziende sanitarie di Matera e Potenza hanno adottato soluzioni non molto differenti ma accomunate da una prassi sbagliata che pone in capo al malato la funzione di committente.
L’ASM con delibera n. 32 del 27/1/2023 ha individuato le associazioni che effettuano il servizio di trasporto, ha pattuito con essi le relative tariffe e gli stessi operatori dovranno rapportarsi con i pazienti non l’ASL, legame che colloca inevitabilmente i dializzati in posizione di subalternità, con il rischio che possano ripetersi i gravissimi episodi accaduti nello scorso anno e più volte denunciati.
L’azienda sanitaria di Potenza con una vecchia delibera n. 1054 del 28/10/2010 aveva fissato un tetto massimo di rimborso anche nei casi in cui la L.R. 42/2009 prevede il rimborso integrale della spesa, ma nel corso degli ultimi 5-6 anni si sono verificate delle anomalie.
Alcune ditte di trasporto chiedono ai pazienti un’integrazione dei costi, ossia la differenza fra le tariffe praticate dalle stesse ditte e quanto rimborsato dall’Asp.
Un comportamento da stigmatizzare, molte volte sottaciuto, per i comprensibili timori da parte dei malati di restare soli e non poter raggiungere i centri dialisi.
Fanelli e Bortolan, pensate che questi problemi si risolvano con il silenzio o facendovi negare?”.