Dichiara il consigliere regionale Luca Braia, capogruppo Italia Viva e, nel 2020, candidato a sindaco della Città di Matera, con il movimento civico Matera2029:
“Esiste un immenso patrimonio storico, spesso ristrutturato e incredibilmente non gestito, che risulta chiuso e abbandonato nella nostra Matera, Capitale Europea della Cultura 2019 e Patrimonio dell’umanità Unesco dal 1993.
E’ tutto da scoprire, indicato e suggerito dalle guide internazionali, in parte è stato anche riqualificato.
Purtroppo, questo autentico tesoro oggi non è ancora fruibile.
Dal centro città alle periferia, sulla Murgia o nei Sassi, molto rimane escluso dagli itinerari classici su cui sono dirottati tradizionalmente i turisti, quasi occultato da chi, invece, dovrebbe operare per riaprire tutto ad ogni costo e far scoprire anche questo inestimabile valore aggiunto che solo Matera possiede.
Meriterebbe un viaggio da ogni parte del mondo, dobbiamo esserne consapevoli, perché racconta, da solo, la storia dell’uomo dalla preistoria ai nostri giorni, dando ulteriore, decisivo e straordinario corpo alla splendida scenografia dei Rioni Sassi.
Si potrebbero moltiplicare le occasioni di visita allungare il periodo di permanenza in città, generare tanta ulteriore occupazione ed economia e, invece, allo stato attuale troppo è apparso ai miei occhi precluso, per metà abbandonato all’incuria e degradato, quasi come un percorso da far evitare ai visitatori, per non incorrere nella stessa delusione, mista a rabbia, da me riscontrata.
Camminando ed osservando il Castello Tramontano, il complesso del Convicinio di Sant’Antonio, ‘Matera Sum’ l’ipogeo a 25 metri di profondità lungo un chilometro e mezzo sotto piazza Vittorio Veneto, le chiese rupestri della Murgia di San Falcione, Madonna delle tre porte, Sant’Agnese, San Vito alla Murgia, San Pietro in Principibus e Sant’Elia, Jazzo Gattini (queste ultime chiuse in attesa di collaudo da mesi), si scoprono cose inaudite.
Il Castello Tramontano è chiuso (visitabile solo nelle giornate Fai) con finestre rotte e cancelli di protezione divelti, vi nidifica ogni tipo di volatile, il fossato è abbandonato all’incuria, degradato anche nel tratto interessato dal recente incendio.
E’ impedito l’accesso dell’area Parco dalla chiesa della Palomba e quindi all’area cave, tra le quali la famosa grotta del Brigante Chitarrid.
La splendida chiesa di Santa Barbara protettrice dei Vigili del Fuoco, è chiusa, vi si arriva da un sentiero maleodorante, disseminato di vegetazione e animali in decomposizione.
La meravigliosa Chiesa di Santa Maria La Vaglia da anni ristrutturata e abbandonata, non è gestita, non si può visitare.
Il Convicinio di Sant’Antonio, al cui interno vi sono 4 chiese, è un sito straordinario per il cui recupero si sono investiti milioni di euro, da mesi risulta chiuso e precluso perché anche questo non custodito né gestito.
Non ne comprendo le motivazioni e penso sia arrivato il momento di progettare l’intera riqualificazione dell’area del Sasso Caveoso, oltre che obbligare la ditta che lavora alla realizzazione del Parco della storia dell’uomo e civiltà contadina, a bonificare e ripulire immediatamente le cave, trasformate in vere e proprie discariche.
Sono assurde le condizioni e tutto va messo in sicurezza, in primis per la cittadinanza e poi, per consentire a chiunque vi arrivi, di poter contemplare e fotografare i Sassi dal luogo più suggestivo e meraviglioso in assoluto della città.
Matera, comunque, non può essere solo una cartolina da vedere ma deve essere una esperienza completa da vivere.
Materani e turisti provenienti ormai da ogni parte del pianeta, sono sempre più invogliati dai media e dalle guide internazionali e web (in tutte le lingue, da Lonely Planet a Tripadvisor) a visitare proprio queste meraviglie.
Ho incontrato escursionisti, spesso stranieri, nelle mie camminate extra-ordinarie: rimangono delusi dal non poter fruire di una gran parte del patrimonio culturale Unesco di immensa bellezza.
Oramai il mondo si gira, visita, conosce, anche in autonomia, guidati dalle informazioni e recensioni social, accompagnati dal proprio smartphone, e da centinaia di siti web specializzati.
Gli itinerari, i programmi, le date e i percorsi si costruiscono con le app di geolocalizzazione, e si raggiungono i luoghi prescelti per la visita di città, siti culturali, monumenti, senza l’ausilio di altro, senza necessità di guide locali.
Il 70 per cento delle prenotazioni delle vacanze oggi si fa grazie a internet, il turista del 2021 è sempre più informato e si organizza le situazioni di vacanza che predilige.
Le città come Matera devono essere pronte a soddisfare queste irrinunciabili aspettative ed esigenze, altrimenti molti se ne andranno ad esplorare altrove.
L’Amministrazione Bennardi ha deciso finalmente di costruire un nuovo portale web ‘Welcome Matera’ ed è sicuramente un buon inizio per ricominciare a offrire proposte turistiche e iniziative che, però, sembrano paradossalmente contrastare con lucchetti e cartelli di proprietà sempre più frequenti ovunque.
Il Comune e il Parco della Murgia dovrebbero senza indugi lavorare a una ‘intesa di convivenza’ con i proprietari delle aree per rendere fruibile l’intero Parco, trovando una soluzione alle recinzioni e ai divieti di accesso.
L’operazione di pulizia e sanificazione e la valorizzazione di ogni centimetro e di ogni angolo della città, borghi compresi è imprescindibile.
Si provveda ad affidare una gestione anche temporanea di tutto il patrimonio disponibile, in attesa di arrivare ad un auspicato coordinamento unico e condiviso ma, soprattutto, efficace di quanto esiste o è ancora da censire, conoscere, scoprire, tutelare, promuovere.
Non ci interessa chi deve farlo, ci interessa che si faccia al più presto.
Matera è patrimonio mondiale dell’umanità, ad essa deve rispondere oltre che ad ogni suo cittadino o cittadina anche temporaneo.
L’Open Future che abbiamo proposto al mondo è ora un Closed Present.
Chiunque deve poter conoscere Matera in ogni stratificazione storica e culturale che deve essere resa semplicemente fruibile, accessibile, predisposta al turismo sostenibile.
L’Amministrazione, il Parco, i privati, tutti provino finalmente a farlo, aprendo e non chiudendo i siti di interesse che, prima di essere della cultura, sono dell’anima e, una volta scoperti ed esplorati, nell’anima restano e ispirano a ritornarci ancora”.