Oggi, Giovedì 4 Ottobre, a conclusione di complesse indagini, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Potenza (che ha coordinato le indagini), i Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Matera, dalle Squadre Mobili delle Questure di Potenza e Matera e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Matera, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare personale in carcere ed agli arresti domiciliari (emessa dal G..P. Distrettuale del Tribunale di Potenza) nei confronti di 25 indagati, ritenuti responsabili di aver fatto parte, a vario titolo di:
- un’associazione armata di stampo mafioso con base a Scanzano Jonico, denominata clan “Schettino”, dedita principalmente al racket delle estorsioni in danno di imprenditori del metapontino ed allo spaccio di stupefacenti;
- un sodalizio criminale, denominato gruppo “Russo”, attivo nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti, principalmente cocaina e hashish.
Inizialmente i due gruppi operavano in modo coordinato e, come emerso dalle successive indagini, in seguito si divisero, anche con forti e violenti contrasti.
È stata altresì disarticolata un’ulteriore associazione, denominata gruppo “Donadio”, operante nel comune di Montalbano Jonico, finalizzata al solo traffico e spaccio di stupefacenti, di cui si riforniva anche dai primi due sodalizi.
Il territorio interessato è quello della costiera jonica lucana.
Tra gli arrestati, 12 sono stati associati a diverse case circondariali ed altri 13 sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.
I destinatari dei provvedimenti sono i seguenti:
Clan “Schettino”:
- Schettino Gerardo, 53 anni, nato a Viggianello, residente a Scanzano Jonico;
- Porelli Domenico, 44 anni, nato a Bitritto (BA), residente a Scanzano Jonico;
- Lo Franco Nicola, 51 anni, nato a Matera, residente a Nova Siri;
- Marino Domenico, 28 anni, nato a Policoro, residente a Scanzano Jonico;
- Bruno Giovanni, 33 anni, nato a Taranto, residente a Scanzano Jonico;
- Puce Michele, 42 anni, nato a Matera, residente a Scanzano Jonico;
- Poci Maurizio Sandro, 55 anni, nato a Campi Salentina (LE), residente a Pisticci;
- Lopatriello Mario, 48 anni, nato a Pisticci, ivi residente;
- Di Domenico Piero, 51 anni, nato ad Avellino, residente a Pisticci;
- Montano Maria, 52 anni, nata a Pisticci, ivi residente;
- Nicoletti Francesco, 49 anni, nato a Matera, ivi residente;
- Schettino Giuseppe, 30 anni, nato a Bari, residente a Scanzano Jonico;
- Cirelli Giuseppe, 28 anni, nato a Policoro, residente a Scanzano Jonico;
- Tucci Giuseppe, 51 anni, nato a Matera;
- Latronico Giuseppe, 55 anni, nato a Policoro, residente a Pignola;
- Leone Marco, 30 anni, nato a Roma, residente a Scanzano Jonico.
Gruppo “Russo”:
- Russo Rocco, 49 anni, nato a Tursi, ivi residente;
- Russo Francesco, 43 anni, nato a Cerignola (FG), ivi residente;
- Nuzzo Donatello, 39 anni, nato a Stigliano, residente a Scanzano Jonico;
- Fusco Antonio Donato, 40 anni, nato a Policoro;
- Melziade Silvano, 52 anni, nato a Canosa di Puglia (BA);
- Grassano Pietro, 36 anni, nato a Stigliano.
Gruppo “Donadio”:
- Donadio Leonardo Salvatore Gianluca, 49 anni, nato a Montalbano Jonico, ivi residente;
- Renna Michele, 43 anni, nato a Policoro, residente a Montalbano Jonico;
- un altro indagato, nipote del primo, non destinatario di alcuna misura cautelare.
Nel medesimo contesto, sono state eseguite 22 perquisizioni domiciliari, nei confronti di ulteriori indagati, alla ricerca di armi e droga.
I principali reati contestati sono:
- associazione per delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis op.);
- associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti (artt. 74 e 73 del D.P.R. 309 / 1 990);
- incendio e danneggiamento a seguito di incendio (artt. 424 e 423 cp.);
- minaccia aggravata dal metodo mafioso (art. 612 cp. aggravato dall’art. 7 legge 203 /1991);
- estorsione aggravata dal metodo mafioso (art. 629 c.p. aggravato dall’art. 7 legge 203 / 1991);
- detenzione e porto illegale di armi (artt. 2, 4 e 7 legge 895 / 1967);
- tentato omicidio aggravato e lesioni personali (artt. 56, 575, 577 e 582 cp.);
- trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolare il sodalizio mafioso (art. 12 quinquies DL. 306/92, convertito in L. 356/92 – ora art. 512 bis c.p. aggravato dall’art. 7 legge 203 / 1991).
L’attività investigativa (svolta brillantemente da Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza, mediante intercettazioni telefoniche, pedinamenti, perquisizioni e sequestri, sfociati anche in arresti in flagranza di reato) ha evidenziato l’esistenza, sul versante ionico della Basilicata e dunque in Provincia di Matera, di una realtà criminale di eccezionale pericolosità, che non solo si pone in costante collegamento con i sodalizi criminali operanti nei territori delle regioni limitrofe, ma che ha sviluppato una propria autonoma capacità di intimidazione e di “governo” criminale del territorio, inducendo assoggettamento ed omertà.
Si tratta di un fenomeno che si è sviluppato per anni e che si è profondamente radicato nel tessuti sociale ed economico dei territori interessati, come i diversi filoni d’indagine – che hanno monitorato un periodo di anni (dal 2011 ad oggi) – hanno consentito di accertare.
Assai preoccupante e pienamente dimostrativo dell’inquinamento del tessuto socio-economico dei territori in questione, la circostanza che la collaborazione delle vittime di estorsioni, incendi, violenze, sia stata molto scarsa, e che solo l’attività investigativa svolta con eccezionale professionalità da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, abbia consentito di ricostruire la dinamica e la causale dei fatti, oltre che l’individuazione dei responsabili.
La mafiosità del gruppo Schettino è emersa, in tutta la sua evidenza, da circostanze di fatto che pongono le attività del sodalizio in esame nel solco di quelle tradizionalmente svolte dalle associazioni di stampo mafioso calabresi, pugliesi, campane, siciliane.
Caratterizzano in pieno il programma criminoso del sodalizio:
- imposizione della guardiania;
- estorsioni in danno di operatori economici;
- incendi dei beni degli operatori economici riottosi;
- reinvestimento in attività lecite dei proventi illeciti;
- controllo di attività economiche;
- tentativi d’infiltrazione negli appalti pubblici;
- fittizia intestazioni di beni;
- esistenza di un rigida scala gerarchica che non si interrompe neanche in presenza dell’arresto dei capi e dirigenti dell’organizzazione;
- disponibilità di armi da guerra;
- assistenza agli affiliati in difficoltà o ristretti in carcere;
- formule rituali di affiliazione;
- repressione violenta dei dissidi interni.
Nel corso dell’attività di indagine sono stati complessivamente sottoposti a sequestro, in diversi momenti, 7 kg circa di sostanza stupefacente di vario tipo (tra cocaina, hashish, eroina e marijuana) e, soprattutto, si sono individuati (e sul punto le indagini sono in pieno svolgimento) alcuni degli investimenti del clan Schettino (locali, fabbricati, terreni) naturalmente intestati a presta-nomi, che, pure, in data odierna, sono stati sottoposti a sequestro.
Le indagini sono tuttora in corso e suscettibili di ulteriori sviluppi.