Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato stampa ad opera di FIOM CGIL Basilicata.
Ecco quanto denunciato da Giorgia Calamita della Fiom Cgil Basilicata:
“Si taglia lo stipendio dei lavoratori anziché usare gli ammortizzatori sociali.
È quello che accade nell’area industriale di Melfi per i lavoratori della LMN, azienda opera all’interno della componentistica dell’indotto.
La Fiom Cgil ha indetto lo stato di agitazione.
Una situazione assurda dove i lavoratori sono costretti a ricevere in media uno stipendio di 900 euro al mese in quanto l’azienda non utilizza gli ammortizzatori sociali durante i cali produttivi.
Per coprire le fermate produttive l’azienda, anziché richiedere la cassa integrazione, usa ferie e permessi personali dei lavoratori, spesso non retribuiti, scaricando sul salario dei lavoratori la mancata produzione.
Più volte abbiamo chiesto di riconoscere il salario ai lavoratori così come previsto dalla legge dal contratto, ma l’azienda continua a scaricare sui lavoratori la crisi dell’automotive e a imputare le responsabilità al committente, riducendo il salario e alimentando una continua condizione di precarietà.
È la solita logica del sistema di appalti e subappalti all’interno della quale si prova a ridurre i diritti dei lavoratori nonostante ci sia un contratto nazionale.
La Fiom Cgil ritiene necessario che gli efficientamenti annunciati da Stellantis non abbiano ripercussioni sui lavoratori in termini di condizioni di lavoro e di salario e di precarietà occupazionale.
È necessario aprire una discussione vera per tutti i lavoratori del settore automotive soprattutto per la componentistica, che è in continuo ricatto rispetto alla riduzione dei costi degli efficientamenti.
Chiediamo all’azienda di ripristinare il diritto salariale altrimenti si metteranno in campo azioni di lotta per garantire i diritti dei lavoratori”.