Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di un operaio Stellantis che ha deciso di non accettare l’incentivo proposto dall’azienda per licenziarsi.
L’operaio riferisce di voler “restare e lottare per un lavoro migliore, dentro e fuori Stellantis”.
Ecco la lettera integrale:
“Premetto che rispetto le scelte dei colleghi che decidono di prendere l’incentivo e andare via, ne condivido la frustrazione e l’amarezza.
Non credo però che arrendersi alle pesanti condizioni imposte dall’azienda sia la scelta giusta, né per chi va via, né per chi resta e men che meno per quelli che arriveranno dopo di noi.
La situazione in Stellantis non è diversa da altri posti di lavoro, in tante altre realtà è addirittura peggiore, non si hanno neanche gli strumenti per ribellarsi.
Ecco perché decido di restare, perché sono certo che andando via non avrò un futuro migliore se non darò il mio contributo, iniziando dal mio posto di lavoro, per cambiare il sistema generale di repressione, passerei soltanto dalla padella alla brace.
Resto e lotto.
Lotto con la convinzione che uniti possiamo provare a cambiare la nostra condizione di sfruttati in Stellantis, che uniti agli operai degli indotti possiamo cambiare le condizioni in tutta l’area di San Nicola di Melfi, e poi della Basilicata, e poi chissà, dell’intero mondo del lavoro.
Lotto perché non ho alternative se voglio garantire a me stesso e a chi verrà dopo di me (i miei e i nostri figli) un futuro che non sia quello dello schiavo salariato.
Non voglio e non posso accettare le briciole che i padroni mi offrono per licenziarmi, perché so che al mio posto arriverebbe un giovane precario, senza diritti né voce.
Se devo lasciare, prima voglio provare a riconquistare per le future generazioni quel minimo di diritti che i nostri predecessori hanno lasciato a noi e che noi, con il nostro sciocco egoismo, ci siamo fatti portare via senza reagire.
So di essere uno degli ultimi ad avere ancora un minimo di voce, qualche margine di azione in più, per questo sono obbligato a lottare, restando nel mio posto di lavoro, lo dobbiamo a noi stessi e a chi verrà dopo di noi.
Non alzo bandiera bianca di fronte all’arroganza del padrone, provo ad organizzarmi con i miei colleghi, con la convinzione che questa sia l’unica strada giusta da percorrere.
Con il nostro sudore e la nostra fatica, in tanti hanno permesso che il padrone si arricchisse ancora di più e diventasse ancora più potente, adesso è arrivato il momento di riprenderci ciò che è nostro.
I sindacati sono ciò che noi abbiamo voluto che fossero, con il nostro sostegno e i nostri silenzi, giorno dopo giorno, elezione dopo elezione, non cerco alibi e non mi nascondo dietro un dito.
Se pretendiamo che nostri rappresentanti cambino, per onestà lo stesso dobbiamo pretendere da noi stessi, smettendola di lamentarci e basta, solo così abbiamo la speranza di migliorare le cose.
Non andrò via senza lottare, che Stellantis lo sappia.
Un operaio di Melfi“.