Il Consiglio dei ministri ha approvato il Def, il Documento economico finanziario.
Come si apprende da today “Il documento prevede per il 2023 un aumento tendenziale del Prodotto interno lordo dello 0,9%, tre decimali in più rispetto allo 0,6% programmatico dello scorso novembre, con il deficit di bilancio che migliora, scendendo al 4,5%.
Per il 2024 il Pil, sempre nel quadro programmatico, sarà più corposo (+1,4%) e l’indebitamento si attesterà ‘oltre il 3%’.
Pil e deficit: cosa c’è nel Def 2023
Il debito, si legge nel testo, intanto proseguirà un percorso di lenta riduzione fino ad attestarsi nel 2025 al 140,9%.
Nel 2025 si prevede una crescita dell’1,3% (programmatica e tendenziale) e nel 2026 dell’1,1% (programmatica e tendenziale).
‘La stima per il 2024 viene pertanto rivista al ribasso, dall’1,9%, in confronto allo scorso novembre.
La proiezione per il 2025 – secondo il ministero – è in linea con il Dpb, mentre la decelerazione prevista per il 2026 è dovuta a prassi metodologiche concordate a livello di Unione europea’.
Il Def punta a ridurre gradualmente, ma in misura rilevante e sostenuta nel tempo, il deficit e il debito della pa in rapporto al Pil.
Coerentemente con questo obiettivo, il governo conferma gli obiettivi di indebitamento netto presenti nel documento dello scorso novembre: 4,5% nel 2023, 3,7 nel 2024, 3 nel 2025, fino al 2,5 nel 2026.
‘A fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso pari al 4,35% del pil – spiega la nota – il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso‘.
Secondo il ministero la riduzione del carico contributivo ‘sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale.
Unitamente ad analoghe misure contenute nella legge di bilancio, questa decisione testimonia l’attenzione del Governo alla tutela del potere d’acquisto dei lavoratori e, al contempo, alla moderazione salariale per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi’.
Debito al 140,4% nel 2026
Il Def prevede anche un andamento discendente della pressione fiscale che dovrebbe passare dal 43,3 nel 2023 al 42,7% entro il 2026.
‘Le previsioni di crescita del Pil contenute nel documento – spiega una nota del Mef – si collocano nel solco già tracciato dal Documento programmatico di Bilancio (Dpb) di novembre e dalla legge di bilancio, confermando l’approccio prudente e realistico, finalizzato a mostrare serietà e affidabilità sia ai mercati sia all’Unione Europa, e che punta a raggiungere risultati più ambiziosi’.
Il Def tiene conto di un quadro economico-finanziario che, nonostante l’allentamento negli ultimi tempi degli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia, rimane incerto e rischioso a causa della guerra in Ucraina, di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse ma anche per l’affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale.
In questo contesto, ‘l’economia italiana continua a mostrare una notevole dose di resilienza e vitalità.
Il 2022 si è chiuso con il Pil in aumento del 3,7% e, nonostante il rallentamento congiunturale della seconda metà dell’anno, i più recenti indicatori, tra cui gli indici di fiducia di famiglie e imprese, segnalano che nei primi mesi del 2023 l’economia del Paese ha ripreso a crescere’, si aggiunge.
Aiuti contro il caro bollette
La priorità per il 2023 sarà contrastare il caro bollette e aiutare famiglie e imprese.
Il governo Meloni sembra intenzionato a rinnovare le misure e gli sconti già applicati anche nel secondo semestre dell’anno.
La speranza è che i prezzi di luce e gas tornino a scendere, così da poter destinare la risorse altrove.
Al momento la cifra stanziata è di circa 3 miliardi di euro:
‘Gli obiettivi prioritari che ispirano e delineano la politica economica del governo possono essere sintetizzati nel sostegno alla crescita e al benessere dei cittadini, con nuovi interventi in favore di famiglie (in particolare per quelle numerose sono previste misure anche nella riforma fiscale) e imprese nonché misure destinate a rilanciare gli investimenti e rafforzare la competitività del Paese; la sostenibilità dei conti pubblici con una graduale riduzione di deficit e debito’.
Pensioni e aliquote Irpef
La riduzione delle aliquote Irpef, che dovrebbero scendere da quattro a tre, è prevista per il 2024.
Stesso destino sul fronte pensioni per quanto riguarda Quota 41, ossia la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
La misura spinta dalla Lega verrà rimandata al prossimo anno, ma non è escluso che il governo decida di rinnovare Quota 103, intervento dal costo decisamente minore.
Quota 41, secondo le stime dell’Inps, andrebbe a costare 4 miliardi soltanto il primo anno, per poi arrivare a 75 miliardi nell’arco di un decennio.
Una riforma a dir poco impegnativa, impossibile da attuare con le risorse a disposizione.
Misure contro i vandali d’arte
Il Cdm di oggi ha approvato anche il disegno di legge sulle sanzioni per ‘deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici’.
‘Gli attacchi ai monumenti e ai siti artistici producono danni economici alla collettività – commenta il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha proposto il provvedimento.
Per ripulire occorrono l’intervento di personale altamente specializzato e l’utilizzo di macchinari molto costosi.
Chi compie questi atti deve assumersi la responsabilità anche patrimoniale.
Solo a palazzo Madama il ripristino della facciata del Senato è costato 40.000 euro’.
La misura prevede sanzioni da 20 a 60mila euro per i vandali, oltre alle conseguenze penali.
Sono previste multe da 20 a 60 mila euro, più le sanzioni penali, per chi distrugge e deteriora dei beni culturali, e sanzioni amministrative da 10 a 40mila euro per chi imbratta o deturpa tali beni“.