Nei pressi di Matera, dove è stata rinvenuta la Balena Giuliana, c’era un arcipelago di isole ben 800.000 anni fa!
Gli studi sono stati illustrati per la prima volta, in occasione del Congresso Nazionale della Società Geologica Italiana e Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, in corso a Bari.
Maria Rosaria Senatore (specializzata in geologia stratigrafica e sedimentologia – geologa Università del Sannio – Campania):
“Nel territorio di Matera, 800.000 anni fa, c’era un arcipelago di isole. Questo è il risultato di studi condotti sulla sedimentazione trovata sotto la Balena Giuliana e che abbiamo illustrato per la prima volta”.
A Bari – 630 conferenze, 1000 geologi – 1200 temi di ricerca – 53 sessioni: Geology for a sustainable management of our Planet, il Congresso Nazionale Congiunto della Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia.
Agostino Meo (Università del Sannio – Campania): “Sono stati studiati ben 60 campioni, trovati nella sedimentazione anche tracce di pollini. Dunque nel Pleistocene Inferiore c’era, in quel territorio, un arcipelago di isole. Siamo in presenza di un territorio importante anche per il geoturismo”.
“Nel territorio di Matera, ben 800.000 anni fa c’era un’arcipelago di isole. Il risultato è figlio di una ricerca importante, recente, concluso qualche settimana fa e che abbiamo illustrato al Congresso Nazionale Congiunto della Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia.
L’attività di ricerca ha preso in considerazione la sedimentazione ritrovata sotto alle ossa fossili della Balena Giuliana.
La Balena Giuliana è il più grande fossile di balena che sia stato mai descritto e con ogni probabilità che abbia mai solcato le acque del Mediterraneo. Giuliana è lunga 26 metri per un peso tra 130 e 150 tonnellate ed è stata portata alla luce nel 2006, però i risultati dell’attività di ricerca espletata su tale sedimentazione, risalgono ad adesso.
Il prelievo e lo studio hanno richiesto fasi lunghi.
Oggi i reperti fossili sono esposti al museo di Matera.
Per la prima volta, però presentiamo gli studi geologici e palentologici che abbiamo effettuato. Noi geologi abbiamo ricostruito l’ambiente naturale al tempo della balena. Abbiamo studiato la successione stratigrafica ritrovando l’ambiente naturale di 800.000 anni fa.
Abbiamo analizzato le rocce. Le rocce sono importanti nella ricostruzione della storia della Terra, in particolare le rocce sedimentarie perchè al momento in cui si sedimentano registrano l’ambiente in cui erano. Studiando la successione stratigrafica, possiamo ricostruire gli ambienti naturali nel tempo e nello spazio. Al di sotto dei reperti ossei della Balena, abbiamo recuperato del sedimento che abbiamo analizzato. Analizzato questo sedimento, siamo arrivati alla conclusione che all’epoca, dunque 800.000 anni fa in quel punto c’era un arcipelago di isole. La Balena è stata rinvenuta in uno strato che rappresenta un ambiente molto prossima alla costa.
Non sappiamo però se sia morta in quel punto, perchè potrebbe essere stata trasportata dalle correnti e da predatori. Però è stata rinvenuta in quello strato. La ricerca ci dice che con ogni probabilità c’era un arcipelago di isole e la balena era a margine di un’isola”.
Lo ha affermato Maria Rosaria Senatore, geologa, specializzata in geologia stratigrafica e sedimentologia, docente presso l’Università del Sannio, in Campania.
“Sono stati analizzati ben 60 campioni. Lo studio è uno studio multidisciplinare perchè questi campioni sono stati analizzati da un punto di vista sedimentologico, stratigrafico, micropaleontologico, ma un altro aspetto interessante che ha contribuito a chiarire bene l’ambiente naturale, è stato quello dello studio dei pollini rinvenuti all’interno dei sedimenti.
Gli enti parte del progetto di ricerca sono molteplici – ha dichiarato Agostino Meo dell’Università del Sannio – come l’Università del Sannio che è capofila del progetto, i Dipartimenti di Scienza della Terra e di Scienze Biologiche Naturali dell’Università La Sapienza di Roma, l’ISMAR di Napoli e l’Università Roma Tre.
I risultati sono importanti.
E’ molto interessante il fatto che durante il Pleistocene Inferiore, la zona materana era formata da un arcipelago con tante piccole isole. Dunque quello materano si conferma come sito di grande interesse anche per il geoturismo. Un sito di ritrovamento di un fossile così importante, di sicuro rappresenta un geosito che potrebbe essere fruito anche per un turismo consapevole e intelligente”.