“Le cause della profonda crisi in cui versa il settore agricolo materano hanno origini antiche, essendo più di tipo strutturale che di tipo congiunturale.
La protesta degli agricoltori è un segnale di allarme forte e chiaro che non può essere affatto ignorato.
Stiamo seguendo con molta attenzione l’evoluzione della protesta, è in corso di approfondimento da parte della nostra Unione Territoriale l’iniziativa: la produzione agricola è in profonda crisi, la concorrenza dall’estero è diventata insostenibile, gli agricoltori sono in grande sofferenza, i ricavi sono inferiori alle spese sostenute e la politica europea ha totalmente penalizzato gli imprenditori agricoli“.
Lo sostiene il Segretario Provinciale dell’Ugl Matera, Pino Giordano per il quale, “l’Ugl Matera ha deciso di scendere in strada senza bandiere poiché il problema è di tutti, per far sentire forte il grido di allarme: al corteo, con mezzi agricoli al seguito, in transito Domenica mattina sulla strada Statale 106, da Nova Siri, la nostra O.S. è stata vicina agli agricoltori di Policoro, Tursi, Scanzano Jonico, Bernalda, Pisticci e Montalbano in strada a vendicare i propri diritti del mondo agricolo in rivolta.
In Europa, nel 2023, le aziende agricole hanno perso in media 20 punti percentuali di reddito.
Ma sono le aziende italiane quelle che perdono di più e, in particolare, le nostre meridionali che rappresentano, con una perdita del 40%, il fanalino di coda di questa particolare classifica.
Ancora oggi esprimiamo agli agricoltori la nostra solidarietà per il momento di grande difficoltà che oramai dura da fin troppo tempo e non adeguatamente affrontato dagli organismi competenti.
In generale il dissenso del settore agroalimentare è partito da alcune misure pensate per rendere maggiormente ‘green’ e sostenibile l’intera produzione di cibo.
Ma anche contro le politiche agricole della Ue giudicate troppo restrittive e contro l’atteggiamento delle tradizionali organizzazioni del settore.
La questione contributiva pregressa e futura, i costi dei concimi, spesso non controllati, dell’energia e delle materie prime, i rapporti non sempre idilliaci col mondo del credito, sono solo alcuni degli aspetti legati alla crisi e intorno ai quali, va ad aggiungersi una situazione di disparità della gestione acque del Consorzio di Bonifica per effetto del diverso costo dell’acqua che le varie aziende sono costrette a subire.
Ed oggi si registra la crisi di mercato dell’intera filiera produttiva agricola, a causa della quale come Ugl saremo vicini a sostegno degli agricoltori in tutte le azioni pacifiche di proteste.
Il mondo agricolo è in ginocchio, versa in uno stato di profonda agitazione a causa della frutta rimasta a marcire sulle piante per gli irrisori prezzi di vendita del prodotto raccolto.
Va ad aggiungersi oltre al danno anche la beffa: il prodotto raccolto non viene più ritirato neanche dall’industria e ciò comporta vedere gli agricoltori e le loro famiglie, sul lastrico e al limite della disperazione, profondamente amareggiati per aver perso il lavoro dell’anno, e per essere costretti all’elemosina, mentre le politiche non danno loro alcuna assistenza.
Le aziende agricole sono in grande difficoltà ed al cospetto di un sistema creditizio che crea ulteriori problematiche, con tempi lunghi nell’erogazione dei prestiti o con richieste di maggiori garanzie, per l’accesso al credito legale.
Purtroppo potrebbe essere affermato che anche nella nostra regione l’usuraio resta l’unico soggetto pronto a intervenire.
La vera novità di quest’ultimo periodo è che tra chi chiede una mano non ci sono più soltanto disoccupati, senza tetto, emarginati o extracomunitari, oltre impiegati, operai, professionisti, avvocati, categorie che nell’immaginario collettivo sono al riparo da problemi economici: aumentano in maniera esponenziale anche i titolari di aziende agricole e loro dipendenti, persone che si rivolgono alle Diocesi per avere un aiuto, per una bolletta che non si riesce a pagare.
La situazione, insomma, è davvero incandescente e l’intero sistema della solidarietà, di fronte alle pressanti richieste, rischia di andare in tilt mentre le politiche agricole della Ue sono totalmente disinteressate a ciò che accade“.