Brutta disavventura nella vicina Puglia per Giuseppe Lorusso, kayakista amatore, che così racconta la sua scioccante esperienza:
“Sono tornato amici e sono ancora qua, parafrasando il buon vecchio Vasco.
Sono mancato da domenica perché mi è successo ciò che non avrei mai potuto immaginare, nemmeno con la più fervida immaginazione.
In questi due giorni non ho più avuto il mio cellulare e tutti i profili social sono saltati.
Domenica mattina, mentre con il mio compagno di Kayak Dino eravamo in mare e da Ginosa Marina ci stavamo dirigendo verso Castellaneta Marina, è successo quello che nessun amante degli sport di mare vorrebbe che gli succedesse: l’incubo peggiore.
Arrivati ai primi lidi di Castellaneta Marina – a circa 70 metri dalla costa (4 metri di profondità) – a circa 10 metri di fronte a noi abbiamo intravisto una grossa sagoma immobile che galleggiava.
Andavamo a velocità moderata con il mezzo e mentre ci avvicinavamo sempre più, ci siamo accorti che era un grosso squalo.
La bestia non ci ha dato il tempo di riflettere e ci ha attaccato con tutto il suo impeto e la sua ferocia, cercando di addentare lateralmente sulla sinistra lo scafo del mio kayak (ci sono ancora i graffi dei suoi denti sulla fiancata del mio mezzo).
In quel frangente il mio amico, terrorizzato, da dietro ha visto tutta la scena.
Io con lucidità e freddezza ho contrastato vigorosamente con la mia pagaia l’attacco dello squalo che ha tentato un paio di volte di farmi cadere dal mezzo, prima lateralmente e poi passando di sotto e scuotendo il kayak.
A questo punto, vi lascio immaginare il fragore dell’assalto e la violenza dell’impatto.
In questo marasma di schiuma e rumore, è volato il mio cellulare in acqua.
Una bestia incazzata di oltre 3 metri e 150 kg di peso.
Il mostro marino, dopo aver preso diverse pagaiate in testa dal sottoscritto, ha desistito e dapprima ha girato intorno e poi si è inabissato.
Lo squalo in questione è senza ombra di dubbio uno squalo toro, tra gli squali italiani più grossi e più aggressivi.
È uno squalo che solitamente non attacca l’uomo, ma se provocato ed affamato non disdegna affatto.
Premetto che io in quanto umano non sono una preda ambita degli squali ed in generale rispetto tutti gli animali e gli ecosistemi in generale.
Mi considero un ospite in mare e non farei mai del male agli squali che sono all’apice della catena alimentare e quindi, come tali, fondamentali per la salute dei mari.
Il mio non vuole tantomeno essere un post sensazionalistico, tutt’altro.
È un invito alla prudenza e soprattutto a non sottovalutare mai gli ecosistemi complessi.
Il mare è come una foresta con le sue bellezze e i suoi feroci predatori: prima di entrarvi bisogna essere consapevoli che possa accedere l’imponderabile, è successo domenica a me.
Sono rimasto in stato di shock per due giorni e tutt’ora ho ancora gli incubi.
Il mare ti dà tutto e ti toglie tutto.
Chi lo vive tutto l’anno come me ne è consapevole.
Dell’attacco con lo squalo mi porterò sempre con me la mia irrefrenabile voglia di vivere, la mia lucidità nel combatterlo e soprattutto gli occhi di quel feroce predatore che prima di lasciarmi inabissandosi nel blu mi ha guardato.
Ci siamo guardati come due lottatori entrambi illesi; questo è tutto.
Qualche amico a cui gli ho raccontato il fatto mi ha chiesto se avessi intenzione di continuare a fare kayak; gli ho risposto di sì.
Ho fatto una segnalazione alla capitaneria di porto di Taranto ed al comune di Castellaneta.
Buona vita e buon vento.
Il vostro amico Giuseppe”.