Oggi si festeggia Sant’Agostino, la sua storia e i suoi scritti da sempre fonte di ispirazione per tantissimi Cristiani.
Come si legge su Aleteia:
“Prima che Sant’Agostino diventasse un santo era nei guai.
E, come accade spesso, sua madre lo sapeva.
E allora Monica ha fatto ciò che era necessario.
Gli ha parlato, lo ha consigliato e lo ha implorato di cambiare. Sei sulla via sbagliata, Agostino.
Cambia i tuoi modi.
E quando non lo ha fatto, lei ha pianto e pregato.
Come Agostino ricordava nelle sue memorie spirituali, le Confessioni, sua madre gli raccontò un sogno che aveva fatto.
Piangendo amaramente, ormai priva di speranza, si era ritrovata in piedi su un regolo di legno con un “giovane splendente che camminava verso di lei”.
Il giovane sorrideva, in netto contrasto con il dolore lacerante e visibile di Monica.
Il ragazzo chiese perché soffrisse, e lei gli raccontò del figlio perduto.
A quel punto, lui la consolò indicando il punto in cui lei era in piedi dicendo: “Dov’è lei [Monica], c’è anche lui [Agostino]”.
Dopo poco tempo, Monica si avvicinò a un vescovo che una volta era perduto nelle eresie a cui ora aderiva Agostino, sperando che potesse parlare al figlio.
Ricorda Agostino:
‘Mia madre chiese al vescovo se poteva essere tanto gentile da parlarmi, da confutare i miei errori, disilludermi dalle mie convinzioni dannose e insegnarmi quelle positive, perché era abituato a farlo ogni volta che trovava qualcuno in grado di trarne profitto.
Tuttavia rifiutò, e molto saggiamente, come compresi in seguito.
Replicò che non ero ancora in grado di ricevere insegnamenti; ero gonfiato dalla novità della mia eresia e avevo tormentato moltissime persone inesperte con piccole pignolerie, come lei gli disse. ‘Lascialo stare’, la avvertì lui.
‘Prega semplicemente il Signore per lui.
Scoprirà da sé leggendo quanto siano sbagliate le sue convinzioni, e quanto siano profondamente irriverenti.
Monica continuò a soffrire, e nella sua disperazione implorava ancor di più.
Il vescovo rispose: ‘Ora vai, ma tieni conto di questo: è inconcepibile che un figlio di lacrime come le tue muoia”.
Alla fine Agostino cambiò.
Non solo divenne cristiano, vescovo, Padre della Chiesa e santo, ma tornò anche dalla madre.
L’aspetto straordinario di questa storia non è semplicemente la conversione di Agostino, ma le preghiere che lo hanno convertito.
Nei suoi momenti più profondi e oscuri, come Agostino ammetteva senza problemi, non sono state le sue preghiere a portarlo a Dio.
Lui neanche pregava.
Sono state le preghiere di sua madre”.
Ecco qualche altro accenno sulla sua conversione e le opere che fece per la Chiesa raccontate dal Santo del Giorno:
“Agostino nacque a Tagaste in Africa da famiglia benestante.
Il padre, Patrizio, era pagano, ma sua madre Monica era un’ardente cristiana.
Verso la fine dell’anno 370 si portò a Cartagine per studiare rettorica.
Trovava nello studio un’attrattiva sì grande, che era costretto a farsi violenza per lasciarlo; ma le cognizioni che acquistava non gli servivano che a nutrire l’orgoglio.
I manichei, conosciuta la sua bramosia per gli studi, solleticarono la sua vanità e l’indussero ad abbracciare la loro dottrina.
Nauseato però dalle loro ciance, li abbandonò e si recò a Roma.
Da Roma andò a Milano, per insegnare eloquenza.
Monica, addolorata della partenza del figlio, lo raggiunse.
Una sera il giovane si sentiva afflitto nello spirito e provava un grande bisogno di spargere lacrime.
Si ritirò nel giardino, sotto la chioma di un ombroso fico, e diede libero sfogo al pianto.
Sentiva la sua anima coperta di peccati e se ne rammaricava.
Ad un certo momento gli parve di sentire nel giardino una cantilena come di fanciullo che diceva: Prendi e leggi, prendi e leggi!
Aprì il libro delle lettere di S. Paolo e lesse: Non nei conviti e nelle ubriachezze, non nelle morbidezze e nelle disonestà si trova la pace… Bastò questo perchè scosso dalla grazia divina si risolvesse a darsi senza riserva al servizio di Dio.
Ritornato in Africa, ad Ippona, si diede a vita ascetica.
Qualche tempo dopo fu consacrato prete e poi vescovo.
Allora ebbe inizio la sua grande attività contro gli eretici.
Ario, Nestorio, Donato, Pelagio tentavano di sfaldare la chiesa.
Contro di essi combatterono i grandi Padri della Chiesa: Atanasio, Gregorio Nazianzeno, Cirillo di Gerusalemme, Cirillo di Alessandria, Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Gregorio Magno, ma sopra tutti il grande Agostino. Ben duecentotrentadue sono le sue opere.
Nell’anno 400 scrisse il De libero arbitrio per confutare le dottrine manichee.
Nel 411 e 412 diresse un’epistola ai cattolici sull’Unità della Chiesa contro i Donatisti. Contro Pelagio scrisse il trattato Della natura e della grazia nel quale dimostra la necessità della grazia divina per sostenere la volontà indebolita dal peccato originale.
A quest’opera si riannoda l’altra De gratia et libero arbitrio.
Quando poi finalmente il Pelagianesimo veniva condannato da Papa Zosimo, S. Girolamo ormai vecchio, entusiasta per la grande vittoria riportata dai cattolici, per merito specialmente di S. Agostino, non esitò a scrivergli: Salve! Ti onora l’universo! I cattolici ti venerano e ti ammirano come il nuovo fondatore dell’antica fede!”.