“Il percorso di cura del paziente affetto da ictus presenta in Basilicata gravi criticità come dimostrano i dati relativi alla mortalità a 30 giorni dalle dimissioni (8,75% il dato della nostra regione, che è superiore di oltre 2 punti percentuali a quello medio nazionale), quelli relativi alla mortalità a 30 giorni dal ricovero in ospedale (16,1% il dato di mortalità della Basilicata, secondo peggior dato di tutte le regioni d’Italia e superiore di 3,5 punti percentuali di quello medio nazionale) e soprattutto la circostanza che nelle nostre strutture sanitarie nell’anno 2021 non risulta esser stato effettuato alcun intervento di trombectomia meccanica che, in associazione alla trombolisi sistemica, rappresenta oggi il trattamento più efficace per la cura dell’ictus ischemico.
Dati che testimoniano una rilevante disomogeneità di accesso alle cure e che occorre superare garantendo anche ai lucani che incappano nell’ictus la possibilità di usufruire delle prestazioni sanitarie più efficaci e innovative”.
È quanto dichiara, in una nota, il consigliere regionale di Basilicata Oltre Giovanni Vizziello, che così commenta i risultati del monitoraggio Agenas sulle reti ictus in Italia pubblicato a marzo di quest’anno.
Sottolinea Vizziello:
“Dalla fotografia scattata dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali sul funzionamento in Italia delle reti tempo dipendenti emerge chiaramente che non se la passano bene quanti, purtroppo, in Basilicata incappano nell’ictus dal momento che a questi pazienti sembra precluso l’accesso alla trombectomia meccanica, un trattamento endovascolare che secondo gli studi clinici è in grado di ridurre in maniera considerevole il grado di mortalità e di disabilità dei pazienti affetti da ictus ischemico.
Gli esperti Agenas nel tentativo di offrire una mappatura senza precedenti a livello nazionale dell’area ictus nel documento conclusivo mettono nero su bianco come gli ostacoli all’accesso alla trombectomia meccanica determinano un giudizio negativo su tutte le fasi del percorso del paziente con ictus, dalla gestione della fase emergenziale per effetto di ritardi nel trasporto o nel riconoscimento clinico della malattia, a quella della diagnosi accurata degli esami neuroradiologici, ricomprendendo possibili inefficace gestionali legate alla indisponibilità di strutture ospedaliere o di medici specialisti come i neuro interventisti.
L’ictus è oggi, in Italia, la prima causa di invalidità permanente e la terza causa di morte, dopo le malattie cardiocircolatorie e quelle tumorali rappresentando quindi uno dei più rilevanti problemi sanitari del Paese e che, anche in Basilicata, non può essere trattato alla stregua di una tragica fatalità, necessitando, al contrario, di un percorso di cura globale e multi specialistico che parta dalla prevenzione, con la conoscenza diffusa dei fattori di rischio, prosegua con trattamenti efficaci e all’avanguardia all’interno delle stroke unit e si concluda con una fase riabilitativa che consenta di approntare il setting più appropriato e funzionale al recupero delle capacità sensoriali e cognitive.”