Pensioni, governo studia incentivi per restare al lavoro dopo i 67 anni: i dettagli

La Lega e il suo segretario Matteo Salvini vorrebbero che nella manovra per il 2025, che va approvata entro fine anno, venisse inserita una misura relativa alle pensioni.

Come riporta quifinanza: “Le possibilità di riforma strutturale sono fondamentalmente nulle, ma il Carroccio vorrebbe sostituire Quota 103, in scadenza a dicembre, con una nuova opzione di flessibilità che permetta di andare in pensione prima sacrificando parte dell’importo dell’assegno.

Un intervento che dovrebbe però puntare al risparmio prima di tutto.

I nuovi vincoli europei costringono il Governo a spendere il meno possibile e a tentare di rientrare dal debito che sta per sfiorare i 3mila miliardi di euro.

Per questa ragione le opzioni a disposizione sono molto poche.

Da una versione meno estesa di Quota 41, la riforma voluta da Salvini, fino a Quota 104: tutte le possibili nuove leggi.

Ora, il governo sta studiando anche di eliminare l’obbligo del pensionamento una volta raggiunti i 65 anni.

Un’ipotesi che riguarderebbe solo i dipendenti pubblici che abbiano 42 anni di contributi oppure 67 anni di età. E che sarebbe sostenuta da un sistema di incentivi per continuare a lavorare. Ma vediamo come potrebbero cambiare le pensioni.

Le pensioni saranno un tema molto difficile da affrontare per la maggioranza in vista della manovra finanziaria del 2025, che va approvata entro fine anno.

La legge che destina il denaro pubblico a vari utilizzi deve rifinanziare alcune misure ritenute fondamentali per i lavoratori italiani.

Da una parte ci sono le vecchie misure di flessibilità limitate a certe categorie.

Si tratta di Opzione Donna, ormai disponibile soltanto a pochissime lavoratrici, e Ape Sociale, che si applica solo in particolari situazioni di difficoltà a chi svolge lavori gravosi. Con ogni probabilità queste due leggi saranno rinnovate nella loro forma attuale anche per il 2025.

C’è poi l’aumento delle pensioni minime da confermare.

Tema molto caro a Forza Italia e al suo leader Antonio Tajani, porta l’assegno base a 579 euro, salendo a 600 per gli over 75. Una misura che costa però quasi 650 milioni di euro allo Stato ogni anno.

Nella manovra per il 2024 questa legge era stata finanziata tramite il limite della perequazione alle pensioni alte.

Chi percepiva un assegno molto significativo ha ricevuto un adeguamento all’inflazione inferiore a quello degli altri pensionati. Il risparmio che deriverà da questa norma nel 2025 sarà però risicato a causa dell’abbassamento dell’inflazione stessa.

Nonostante questa situazione, la Lega e Matteo Salvini vogliono spingere per sostituire Quota 103, la misura di flessibilità erede di Quota 100 in scadenza a dicembre.

Le opzioni sul tavolo però sono poche, date le ristrettezze economiche del Governo, e si riassumono in tre misure:

Quota 41: una versione temporanea della riforma che manderebbe in pensione tutti i lavoratori che accumulano 41 anni di contributi a prescindere dall’età sarebbe il massimo che Salvini e la Lega potrebbero ottenere.

I costi di questa misura sono però considerati troppo alti, quindi c’è un piano per ridurne l’impatto;

Quota 41 light: questa norma prevederebbe dei paletti per ridurre drasticamente i costi di Quota 41.

Includerebbe un tetto massimo alle pensioni e un ricalcolo contributivo completo dell’assegno. In campo anche l’ipotesi di un allargamento a 6 mesi della finestra per usufruire della pensione;

Quota 104: ultima idea della Lega in caso Quota 41 saltasse sarebbe un prolungamento di Quota 103, che diventerebbe Quota 104 aggiungendo un altro anno di età ai 62 necessari per andare in pensione con la vecchia norma”.