L’assedio dei cinghiali, le pratiche sleali e l’import selvaggio sono stati i principali temi al centro delle assemblee provinciali della Coldiretti organizzate anche in Basilicata a Potenza e a Policoro, in contemporanea su tutto il territorio nazionale, per chiedere soluzioni immediate.
Una giornata cruciale per un’organizzazione che quest’anno festeggia i suoi ottant’anni per ricordare le grandi battaglie e i risultati ottenuti e tracciare il cammino per il futuro, a partire dalle priorità urgenti per il mondo agricolo e l’autentico “made in Italy”.
In Basilicata, è stato spiegato, la fauna selvatica incontrollata ha causato nell’ultimo anno danni all’agricoltura per milioni di euro, con campi coltivati rasi letteralmente al suolo, a cui si aggiungono problemi causati dalle importazioni selvagge di cibo dall’estero, con costi di produzione andati alle stelle e prezzi pagati nei campi sotto i livelli di sopravvivenza.
In particolare i danni causati dagli animali selvatici non vengono rimborsati che in minima parte e spesso dopo molti anni, con una situazione che ha portato molti a rinunciare a denunciare gli attacchi subiti.
Tra l’altro, i pochi indennizzi che arrivano non coprono mai il reale valore del prodotto distrutto o dell’animale ucciso.
Ai danni alle coltivazioni si è aggiunto l’allarme della peste suina africana, la malattia non trasmissibile all’uomo che i cinghiali rischiano di diffondere nelle campagne, mettendo in pericolo gli allevamenti suinicoli sul territorio e, con essi, un intero settore.
Da qui la richiesta partita anche dalla Basilicata di mettere un freno immediato alla proliferazione dei selvatici, dando la possibilità agli agricoltori di difendere le proprie terre.
L’altro problema che pesa sui bilanci delle imprese è il crollo dei prezzi pagati alla produzione in molti settori simbolo, a partire dal grano, aggravato peraltro dal fenomeno delle pratiche sleali.
E a minacciare la sovranità alimentare nazionale c’è anche l’invasione di prodotti stranieri con le importazioni di cibo che sono aumentate del 60% nell’ultimo decennio raggiungendo il valore record di 65 miliardi di euro, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.
Prodotti spesso provenienti da Paesi che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale e di rispetto dei diritti dei lavoratori e che spesso vengono spacciati per tricolori sfruttando il codice doganale che consente di “italianizzarli” grazie a minime lavorazioni.
Un fenomeno drammatico contro la quale la Coldiretti ha portato diecimila agricoltori alle frontiere del Brennero, lanciando una grande mobilitazione per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola, con la raccolta di un milione di firme.
La campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.