Il portale NoiPa, realizzato dal ministero dell’Economia per la gestione del personale della Pubblica amministrazione, ha pubblicato alcune spiegazioni sulla tassazione separata per i dipendenti statali.
Come spiega skytg24, la piattaforma chiarisce di cosa si tratta, quando viene applicata e come viene calcolata.
Che cos’è la tassazione separata?
Come spiega il portale NoiPa, si tratta di un regime fiscale speciale previsto per alcune tipologie di redditi.
L’obiettivo è evitare al contribuente un carico fiscale elevato, a causa della progressività delle aliquote Irpef, nell’anno in cui percepisce redditi “straordinari”, come arretrati da lavoro dipendente o il trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato.
Si tratta, in sostanza, di una misura di equità fiscale.
In quali casi trova applicazione la tassazione separata?
Cominciamo col dire che al momento della dichiarazione dei redditi, il contribuente ha la possibilità di scegliere il regime ordinario, qualora risulti più conveniente.
Ma ci sono situazioni in cui la tassazione separata è obbligatoria e non consente alternative.
I redditi soggetti al regime di tassazione separata sono quelli espressamente previsti dall’art. 17 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (Tuir).
I principali sono:
- trattamenti di fine rapporto (Tfr) e relative anticipazioni;
- arretrati di lavoro dipendente, riferiti ad anni precedenti;
- altri redditi arretrati, che si riferiscono a più anni, come premi e indennità di fine mandato.
Una volta chiarito di cosa si tratta e in quali casi trova applicazione, cerchiamo di capire come viene calcolata.
Come spiega il portale NoiPa, la tassazione separata – come disciplinato dal quadro normativo di riferimento – viene calcolata dal datore di lavoro, quindi da NoiPa per i dipendenti degli enti amministrati.
Tale calcolo si basa sulla media dell’Irpef versata nei due anni precedenti e viene aggiornato ogni anno durante il conguaglio fiscale.
Tuttavia, l’importo calcolato da NoiPa rappresenta solo un acconto.
Il conteggio definitivo viene successivamente effettuato dall’Agenzia delle entrate, utilizzando le dichiarazioni fiscali presentate attraverso il Modello 730 o il Modello Unico.
E a proposito di dichiarazioni dei redditi, c’è una recentissima novità che riguarda proprio l’argomento di cui stiamo parlando.
Infatti, da quest’anno i contribuenti non titolari di partita Iva potranno utilizzare il Modello 730 anche per indicare i redditi a tassazione separata, che prima dovevano necessariamente transitare per Redditi.
Finalmente si allarga, dunque, il perimetro del 730, il cui Modello è stato pubblicato nei giorni scorsi (in veste non definitiva) sul sito dell’Agenzia delle entrate insieme alle istruzioni per la prossima stagione dichiarativa.
Scendendo nel dettaglio, in linea con le previsioni del decreto Adempimenti nel modello 730/2025 sono stati introdotti due nuovi quadri (M e T) che consentono, appunto, alle persone fisiche non titolari di partita Iva di utilizzare la dichiarazione semplificata anche in relazione ai redditi soggetti a tassazione separata, a imposta sostitutiva o derivati da plusvalenze di natura finanziaria.
Il Modello 730/2025 abbraccia poi un’altra delle principali misure contenute nell’ultima Legge di Bilancio, e cioè la rimodulazione, resa strutturale, delle aliquote per i tre scaglioni dell’Irpef (prelievo del 23% per redditi fino a 28mila euro all’anno, del 35% tra i 28mila e i 50mila euro e del 43% per chi supera i 50mila).
Nel Modello, spazio anche al nuovo regime agevolativo per redditi dominicali e agrari di coltivatori diretti e di imprenditori agricoli e alle novità in materia di tassazione delle locazioni brevi, assoggettate alla cedolare secca con aliquote differenziate.
Infine, nel 730 entra anche il “bonus tredicesima”, ossia l’indennità di 100 euro, ragguagliata al periodo di lavoro, riconosciuta per il 2024 ai titolari di reddito di lavoro dipendente con particolari condizioni economiche e familiari.