Oggi, Martedì 15 Dicembre, a 67 dalla sua morte, Tricarico (MT) ricorda il poeta simbolo di questo paese e della “lucanità”, Rocco Scotellaro.
Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953) è stato uno scrittore, poeta e politico italiano.
Di umile famiglia, il padre Vincenzo era calzolaio e la madre Francesca Armento una casalinga.
Dopo i primi studi, all’età di dodici anni si trasferì con la famiglia a Sicignano degli Alburni per iscriversi al collegio.
In seguito si spostò a Cava de’ Tirreni, Matera, Roma, Potenza, Trento e Tivoli, dove portò a compimento il percorso di studi classici.
Nel 1942 frequentò la facoltà di giurisprudenza a Roma, non riuscendo però a conseguire la laurea.
Gli venne assegnato un posto di istitutore presso Tivoli ma, conseguentemente alla guerra e alla morte del padre, avvenuta lo stesso anno, decise di tornare nel suo paese natale.
Ben conoscendo il dramma dei contadini meridionali e avendo fatto sue le indicazioni e i consigli del padre, pur continuando gli studi (prima a Napoli, poi a Bari), iniziò un’intensa attività sindacale che sfociò nell’iscrizione al Comitato di Liberazione Nazionale, al Partito Socialista Italiano e nella fondazione della sezione tricaricese del suddetto partito.
Nel 1946, all’età di 23 anni, venne eletto sindaco di Tricarico e nello stesso anno incontrò per la prima volta Manlio Rossi Doria e Carlo Levi, che Rocco indicherà come suo mentore.
Nel 1950 fu accusato di concussione, truffa e associazione a delinquere dai suoi avversari politici e per questo costretto al carcere per 45 giorni circa (nella cella n.7 del vecchio carcere di Matera, oggi a lui intitolata).
Quando la cospirazione politica che aveva avanzato l’accusa fu chiara, Scotellaro fu assolto con formula piena per non aver commesso il fatto.
A causa di questa vicenda, unita alla delusione scaturita dalla non elezione a livello provinciale, abbandonò l’attività politica per dedicarsi maggiormente a quella letteraria, senza trascurare il suo impegno per i diritti del popolo meridionale.
Nello stesso anno accettò la proposta di Manlio Rossi Doria per un incarico all’Osservatorio Agrario di Portici, dove compì ricerche e studi sociologici, oltre ad un’inchiesta sulla cultura e sulle condizioni di vita delle popolazioni del sud per conto della casa editrice Einaudi.
Tale inchiesta fu interrotta dalla sua morte improvvisa, il 15 dicembre 1953; stroncato da un infarto, a soli 30 anni.
Nel dopoguerra Rocco Scotellaro vide nel Partito Socialista Italiano il mezzo ideale per il miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini di cui i governi si erano sempre poco occupati.
Avendo vissuto l’infanzia e lunghi anni dell’età adulta in un centro rurale, era ben conscio della situazione disumana in cui sopravviveva la civiltà contadina: le carenze alimentari e igienico-sanitarie, un caporalato spietato e intransigente, l’estrema e costante povertà.
Sin dall’inizio della sua attività politica si dedicò quasi esclusivamente allo sradicamento di queste fonti di malessere secolare.
Nel dopoguerra partecipò attivamente all’occupazione delle terre incolte di proprietà dei latifondisti e fu tra i maggiori promotori della Riforma Agraria del Sud e in modo particolare della Basilicata.
Sua caratteristica principale in ambito politico fu la volontà di coinvolgere la popolazione per la soluzione dei problemi, come dimostra la fondazione dell’Ospedale Civile di Tricarico, nel 1947, realizzato con il contributo economico e umano dei cittadini.
L’ingenuità politica, forse determinata dalla sua giovanissima età, si palesò al momento dell’arresto, che scatenò in lui una delusione tanto amara da indurlo ad abbandonare gli incarichi istituzionali, senza però farlo mai disamorare della sua gente.
Tutte le opere di Scotellaro sono strettamente collegate alla società contadina a cui orgogliosamente rivendica di appartenere.
Gran parte degli scritti e delle composizioni di Scotellaro furono pubblicate postume, anche grazie all’impegno e all’interessamento di Levi e Rossi-Doria, e valsero all’autore lucano diversi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Viareggio e il Premio San Pellegrino, entrambi nel 1954.
L’ambito letterario in cui Scotellaro si dimostrò più prolifico fu la poesia (con oltre un centinaio di composizioni), ma fu autore anche di un romanzo (L’uva puttanella), un’inchiesta (Contadini del sud), un’opera teatrale (Giovani soli) e diversi racconti, raccolti nell’opera “Uno si distrae al bivio”.