Ancora migliaia di ragazzi lasciano il caldo abbraccio delle proprie origini per andare incontro al loro futuro.
Nell’a.a. 2016-2017 la Basilicata ha “perso” 2.356 studenti (su un totale di 3.108 immatricolazioni).
Una tendenza ormai radicata e destinata ad aumentare nel tempo, che lascia una regione, piena di possibilità in potenza, priva di qualsiasi valido sostegno cui aggrapparsi per risorgere.
Con l’83% dei giovani lucani che con una laurea in tasca lasciano la Basilicata per recarsi al Nord, la nostra regione è la prima del meridione a registrare il primato della fuga dei cervelli.
Secondo il “Bes” (letteralmente “Benessere equo e sostenibile”), rapporto atto ad offrire una stima sull’andamento qualitativo della vita dei cittadini e dell’ambiente, la Lucania non è in grado di trattenere i suoi talenti: le migrazioni verso l’estero provocano un saldo negativo che oscilla tra il -4 e il -7 per mille e, sommandosi a quelle verso altre regioni italiane, causano un tasso migratorio tra il -26 e il -28 per mille.
Pessime notizie, queste, soprattutto perché, per quanto possa essere meravigliosa una terra, è il fattore umano che fa la differenza, scegliendo di degradarla o nutrirla di cultura e competenza.
Se fuggono le persone migliori, la speranza di un reale cambiamento rimane lontana anni luce.
Le partenze nascondono una doppia faccia: la voglia di riscatto, di fare ed essere apprezzati, ma, d’altro canto, anche la comprensibile paura di rischiare il tutto e per tutto nella bellezza dei nostri luoghi, simili a una pietra grezza, non lavorata, difficile da scolpire senza gli strumenti adeguati.
Con queste feste vanno via talenti, passioni, valori che ricevono poco qui ed ora, disposti, tuttavia, a dare moltissimo al mondo, rendendo la nostra Basilicata orgogliosa e, speriamo, anche più consapevole di quello che si sta lasciando sfuggire.
Non c’è nulla di più triste che vedere pullman colmi di menti brillanti lasciarsi alle spalle le proprie radici.